L'Arte oltre le ideologie: dall' affermazione dei generi pittorici alle avanguardie e contro avanguardie storiche (Italian Edition) by Antonio G. Benemia

L'Arte oltre le ideologie: dall' affermazione dei generi pittorici alle avanguardie e contro avanguardie storiche (Italian Edition) by Antonio G. Benemia

autore:Antonio G. Benemia [Benemia, Antonio G.]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2017-01-08T23:00:00+00:00


Certo che a partire dal 1905, e nell’arco di poco più di un decennio, con il gruppo tedesco del Die Brüke - Il Ponte -, i francesi dei Fauves - Belve - e con alcuni grandi artisti “isolati”, come appunto l’italiano Viani, si produsse quella definitiva rottura con la pura e semplice visibilità del reale di fine Ottocento, a favore di un’arte autre in grado di esprimere attraverso la deformazione del reale un mondo vero.

I tedeschi si presentarono con un programma etico ed estetico omogeneo che dava la precedenza a implicazioni contenutistiche di tipo esistenziale, sociale e politico, tralasciando volutamente l’aspetto retinico della realtà e negando le regole della pittura accademica, appunto per meglio incidere con la proposta di una nuova pittura sulle coscienze del popolo tedesco alle prese con il capitalismo, l’autoritarismo e il militarismo della Germania gugliemina.

Anche i fauves rifiutarono l’immagine come prodotto retinico, a vantaggio della sua trasformazione in superficie carica di sensazioni e intimi stati d’animo, che portò il loro espressionismo verso la totale liberazione di colori scintillanti, coinvolgendo nella totalità psico-espressiva il soggetto e l’oggetto dipinto. I primi allora produssero immagini dure, deformate e deformanti la realtà quale riflesso emblematico dell’esistenza, i secondi, che puntarono ad una pittura solare, elaborarono immagini che rispecchiavano piuttosto il fluire e il continuo rigenerarsi della natura piuttosto che problematiche complesse.

La fredda Dresda per quelli del Ponte.

Fondata nel 1905, quest’associazione d’artisti, che non redassero mai un vero e proprio manifesto in quanto erano contrari ad ogni sorta di programma che, secondo le loro idee, avrebbe alla fine compromesso l’individuale libertà creatrice, si propose di fare appunto da ponte con altri gruppi d’avanguardia tedeschi, come quelli della Falange - Die Phalanx -, per promuovere mostre di gruppo e la loro poetica. I fondatori, Erich Heckel, Karl Schmidt-Rottluff, Ernst Ludwig Kirchner, a cui si aggiunsero altri come Emil Nolde, Max Pechstein, Otto Müller ed altri, erano autodidatti, conoscevano l’impressionismo e la pittura “dissacrante” di Munch e di Van Gogh, ma furono accomunati da un profondo senso di rivolta contro l’arte accademica, tanto considerata e osannata dalla cultura ufficiale.

E per principio, contro il bel colore della bella pittura, usarono colori acidi distesi a larghe zone piatte o in modo informe e carichi di continue dissonanze, e la xilografia che, oltre ad un suo recupero dalla tradizione germanica, fu usata da tutti i componenti ed anche per la realizzazione dei manifesti delle mostre dell’unione. Opere e manifesti che raccoglievano in sé la poetica del gruppo incentrata innanzi tutto nel respingere le proposte francesi, che rimanevano solo alla superficie del fenomenico, a cui si doveva contrapporre una spinta creatrice genuina che potesse affrontare, capire e mettere in forma l’essenza della realtà, fatta di vita, di eros e di coinvolgimento totale dell’artista nella vita etica e politica del Paese.

E Ernst Ludwig Kirchenr (Aschaffenburg 1880 - Davos 1938) non venne meno a questi prìncipi producendo una pittura “deformata” come è deformata e ambigua la sua Marcella (1910) del Nationalmuseum di Stoccolma o con il tema delle Signore



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